[...] Attenti
Ciò dunque udite che per voi disegno,
Se a sterminar gli abbominati Achei
Giove m’aiuta. Io sposa ad ambedue,
Io poderi darò, con bella casa 245
Dalla mia non lontana; e voi gli amici,
Voi sarete del mio diletto figlio
I compagni, i fratelli. E perché cessi
Ogni incertezza, e siavi chiaro a prova
Ch’Ulisse io sono, rimirate il segno 250
Che il bianco dente d’un cinghial m’impresse,
Quando al Parnaso per cacciar cui figli
D’Autòlico salii. – Ciò detto, ei sciolse
La veste, e l’ampia cicatrice apparve.
[...]
Traduzione di P. Maspero
Venezia, Museo Archeologico Nazionale.
Statua di Ulisse, II sec d.C.
In questi versi l'eroe si mostra a Filezio ed Eumeo, ai quali ha in precedenza svelato i propri progetti per liberare la casa dai Proci. Promette ai due amici una sposa e una casa non lontano dalla sua, sottolineando il legame di amicizia che intercorre tra i tre. Affinché non vi fosse più alcun dubbio sulla sua identità, Odisseo sfila la veste e mostra loro i segni lasciati dal morso di un cinghiale durante una battuta di caccia sul monte Parnaso.
Il libro completo, nella versione ebook, edizione 2010, la si può trovare questo sito.
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